martedì 14 luglio 2020

Ricordi d'Infanzia


Le case di campagna, in quel periodo, erano molto distanti una dall’altra e per chiamare qualcuno dovevi gridare. Con un mio amico che abitava in una casa abbastanza distante, per chiamarci escogitammo un richiamo particolare, emettevamo un suono con la bocca che si poteva paragonare ad un ululato, e quello era il segnale che ci potevamo incontrare per giocare. Avevamo circa cinque anni e i nostri giochi si svolgevano quasi sempre sulla strada di campagna che passava nelle vicinanze delle nostre case. Giocavamo alla guerra, a pallone, disegnavamo delle figure sullo sterrato e molte volte facevamo delle lotte che noi in dialetto chiamavamo “cioppole”. Molto spesso con altri ragazzini del luogo ci avventuravamo giù ad un vallone che veniva da San Leucio e sfociava nel fiume sabato verso Serretelle, faceva da confine fra la Madonna della Salute e la zona bassa di Torre Alfieri. Il torrente portava acqua limpidissima e abbastanza profonda da permetterci di fare il bagno senza rischiare di annegare.
La specialità di noi ragazzini era quella di tagliare dagli alberi adiacenti al fiume, quei rami che formavano una lettera V (archetto) in modo che tagliati a misura servivano per costruire le fionde che noi facevamo a livello artigianale pigliando delle camere d’aria di biciclette tagliate di una lunghezza di circa venti centimetri e di larghezza di circa un centimetro, una estremità La legavamo all'archetto e dall’altro e l'altra la legavamo ad una striscia di cuoio ricavata da vecchie scarpe e ci divertivamo a fare il tiro a segno su qualsiasi cosa ci capitasse a tiro.
Un giorno durante le nostre scorribande rischiai seriamente di morire. Nei dintorni di una casa di un nostro vicino vi era una vasca di circa due metri per uno e profonda forse un paio di metri, piena di acqua che sorgeva da sotto; eravamo circa sei o sette ragazzini, compreso mia sorella e le sue amiche, e ci divertivamo a saltare da un lato ad un altro di questa vasca, ad un certo punto inciampo e cado in acqua, tocco il fondo risalgo e ritorno giù, senza che nessuno faccia caso a questo mio pericolo, dopo tre o quattro volte di questo scendere e risalire iniziai boccheggiare, anche perché preso dalla paura... finalmente si accorsero del mio pericolo e mi afferrarono per la canottiera, strappandola in diverse parti, ma riuscendo a mettermi in salvo. Tornammo a casa senza fare il minimo accenno dell’accaduto ma dovetti pigliarmi i rimproveri di mia madre per essermi ritirato con la canottiera strappata, senza sapere che era stata la causa della mia salvezza.