Si narra che nel 600 d.C., ai tempi del ducato Longobardo, appena fuori della città di Benevento, ci fosse un gigantesco albero di noce con un serpente di bronzo appeso a uno dei suoi rami.
Il misterioso rettile- simbolo del male o della vita eterna nella forma ad anello nell’atto di mordersi la coda -pare facesse parte di un culto misterioso praticato dalle streghe nere, che intorno all’albero sacro si radunavano in alcuni periodi dell’anno per danzare con i demoni prima di unirsi con loro carnalmente, attirando in tal modo la maledizione degli Inferi su Benevento e le campagne circostanti.
Quelli erano anni tenebrosi: le armate dell’esercito Bizantino assediavano la città, portando, con la fame, morte e distruzione.
Fu naturale pensare a una purificazione da riti esoterici non cattolici per recuperare il favore di Dio.
Così San Barbato, allora vescovo, abbatté il noce, pensando così di estirpare quei culti pagani e diabolici.
Si narra che nelle radici dell’albero il vescovo trovasse un demone che rimandò negli inferi con la benedizione dell’acqua santa.
Ma il culto delle streghe nere non cessò.
Anzi si cominciò a favoleggiare che lo stesso albero maledetto”grandioso e verdeggiante anco in mezzo inverno” ricomparisse nelle notti dei sabba sempre nello stesso punto, poiché, quando un luogo è di infernale dominio, tale resta per l’eternità.
Le adunanze delle streghe comunque sembra siano continuate per secoli, sempre legate ad alberi che se non erano il “magico noce”, lo rappresentavano, tanto che ne troviamo testimonianze precise e dettagliate anche nel periodo dell’Inquisizione e fino a tutto il 1600.
Quindi la storia di Benevento stregata si protrae per almeno un millennio, ma ci sono validi motivi per credere che essa sia molto più antica del sesto secolo d.C..
Infatti, prima delle guerre Sannitiche, la città si chiamava Maloenton-Maleventum romana- dall’etimologia: terra di greggi o terra di malìa.
Ora malìa è da intendersi riferito alla bellezza geografica oppure alla magia vera e propria?
Perché è proprio qui che in seguito- quando Maleventum divenne Beneventum dopo la vittoriosa battaglia che in codesta località i Romani combatterono contro il re Pirro nel 275 a.C- il culto pagano della dea egizia Iside, signora della magia e dell’oltretomba, trovò terreno fertile e prosperò.
E’ sicuro che i riti di questo culto nell’80 d.C si tenessero attorno ad alberi magici: forse era già riconosciuta la sacralità del Noce alla Dea.
Le storie sulle streghe che a Benevento si sono date convegno durante i secoli sono numerosissime.
Una delle più note è quella della potentissima maga Alcina, che veniva al sacro noce per adorare i demoni; si stabilì anche vicino alla città , in un luogo che si chiamava Pietra Pulcina, Pietralcina.
La strega Violante confessò al tribunale del Santo Uffizio di Benevento- in queste contrade l’Inquisizione fu particolarmente attiva- che non tutte le streghe potevano recarsi al Noce: solo le più potenti.
Nel 1428 la strega umbra Matteuccia confessò che si recava al raduno del Noce di Benevento
in volo dopo aver recitato questa formula:
“Unguento, unguento,
mandame alla noce de Benevento.
Supra acqua e supra vento
et supra omne maletempo”
(dai verbali del processo che la vide accusata di stregoneria indetto dall’Inquisizione e che si tenne a Todi)
Streghe al rogo
Abele de Blasio(1858-1945) medico, antropolo, criminologo e studioso della stregoneria beneventana scrive che in questa città erano conservati, presso la Curia Arcivescovile, i verbali di oltre 200 processi per stregoneria, i cui atti furono fatti sparire probabilmente nel 1860, prima dell’arrivo delle truppe garibaldine, per evitare che fossero utilizzati come propaganda anticlericale.
Ma non tutti andarono distrutti.
Mariana di San Sisto
Nell’anno 1456 Mariana , accusata di andare a danzare con i diavoli sotto un noce nei dintorni di Benevento,torturata brutalmente, confessò che, insieme a una compagna, vagava per le campagne di notte “a rubar bambini per succhiar loro l’anima e berne il sangue fino a ridurli in fin di vita”.
Fu logico quindi per il tribunale ritenerla responsabile della morte del bambino di Paolo Giacomo,
detto il Barbiere, e di certa Flora Schiavo.
Pertanto la donna fu condannata al rogo.
Bellezza Orsini, 1600 circa
La sua storia è la più famosa a Benevento: ancor oggi se ne favoleggia.
Era erbaiola e guaritrice esperta , da ogni parte arrivavano i malati per farsi curare da lei.
Quando un giovane affidato alle sue cure per uno strano morbo che lo consumava morì, la donna fu accusata di averlo stregato e ucciso.
A questa denuncia ne seguirono altre, che invidia e ignoranza in ogni tempo mieton più vittime del colera.
Condotta al carcere di Fiano fu sottoposta ai soliti crudeli interrogatori fino a che non confessò
i raduni con il maligno sotto il magico Noce, raduni in cui si consumavano turpitudini di ogni specie.
Di certo le menti degli inquisitori erano molto fantasiose e contorte...
Bellezza confessò anche di possedere un libro di magie dove erano scritti “tutti i segreti del mondo”.
Condannata al rogo si suicidò in carcere squarciandosi la gola con un grosso chiodo.
Faustina Orsi, 1552
Fu accusata di atrocità su bambini, dopo averli “stregati con le sue medicine”.
Sotto tortura anche lei , come Bellezza confessò tutto e di più.
Però dichiarò anche di essersi pentita, infatti da “due anni non si recava più al Noce”.
All’epoca del processo aveva 80 anni, ma l’anzianità e il pentimento non le risparmiarono il rogo.
Nessun commento:
Posta un commento