E’ un covo di banditi. Gli
abitanti? Che aria cattiva. Berkeley passò per Benevento e ne restò colpito…
Il 17 maggio 1717, di buon
mattino, lui e il suo allievo, il figlio del vescovo di Clogher,
visitarono la città tra i due fiumi: “Conta 10mila abitanti, 12
sbirri e 12 soldati della guarnigione papale – scrisse -. L’arcivescovo è
il cardinale Orsini. Ha una buona fama”.
La
carrozza trainata dai cavalli entrò a Benevento alle dieci di sera. Era il 16
maggio 1717. I passeggeri avevano attraversato Arpaia, lungo una strada
ricoperta di ghiaia. Poi Montesarchio, descritto come un “borgo affascinante
situato alla base di una grande roccia conica, in cima alla quale c’è un
castello”. Faceva freddo quella sera. I due viaggiatori andarono a dormire.
Dove, non è dato sapere.
Uno
era un filosofo irlandese, il cui nome ancora oggi è conosciuto in tutto il
mondo. Si chiamava George Berkeley e aveva 32 anni. Stava accompagnando in un
lungo viaggio in Italia il figlio del vescovo di Clogher, George Ashe, un
rampollo che, come tanti anglosassoni, seguiva la moda di visitare il Bel Paese
in interminabili tour che duravano anni. Berkeley era una specie di precettore
colto che gli illustrava luoghi, monumenti e paesaggi italici, raccontando la
storia di quei posti. Poi prendeva appunti e scriveva
lettere ai suoi amici in
Inghilterra.
Il 17
maggio, di buon mattino, lui e il suo allievo visitarono Benevento. “Conta
10 mila abitanti, 12 sbirri e 12 soldati della guarnigione papale”, scrisse,
“L’arcivescovo è il cardinale Orsini. Ha una buona fama”. Pierfrancesco
Vincenzo Maria Orsini sarebbe divenuto papa sette anni più tardi la visita di
Berkeley che a sua volta, tempo dopo, sarebbe stato nominato vescovo anglicano
di Cloyne in Irlanda.
Non
si sa se i due si incontrarono. Berkeley descrisse la cappella personale di
Orsini: “Qui c’è un dipinto del miracolo di san Filippo Neri che lo ha salvato
durante un terremoto. Il palazzo è molto signorile; la sala d’attesa è tutta
addobbata con gli stemmi degli arcivescovi. Nella sua diocesi ci sono 91.985
laici e 1.405 ecclesiastici”. Il filosofo irlandese ed Ashe visitarono La Porta
Aurea - l’arco di Traiano- (“è bellissimo”). Passarono davanti al duomo e
trovarono la cattedrale in buono stato e ben tenuta.
Poi,
le note dolenti e i nostri antenati non fecero una di quelle che possiamo
definire bella figura. “Questa città è un covo di banditi. Gli abitanti
hanno un’aria cattiva. Credo che sia stato assassinato un locandiere”. Alle 5
della sera la piccola carovana si rimise in marcia verso la puglia. Berkeley
vide “dolci pendii e vallate; il paesaggio piacevole, vario, fertile, mi
ricorda quello inglese”.
Verso
le sette arrivò a Terranova, sopra San Giorgio del Sannio. “Un simpatico
villaggio su uno dei colli a destra, poche pecore, asini e buoi”.
L’ultima tappa prima di lasciare il Sannio fu il palazzo del marchese di San
Giorgio.
Tornato
in patria, Berkeley decise di ripartire perché voleva fondare un’università alle
Bermuda. Attese i fondi che gli erano stati promessi per tre anni a Rhode
Island. Gettò la spugna e tornò in Irlanda. Divenne il filosofo
dell’immaterialità con il suo principio “esse est percipi”. L’università e la
cittadina di Berkeley, in California, oggi portano il suo nome. Gli
abitanti resero famoso il suo nome nel mondo perché lo vollero ricordare per
sempre per la sua opera dal titolo “Il cammino dell’Impero prende
la via dell’Occidente”.
Nessun commento:
Posta un commento