Molte persone del Blog mi chiedono di
parlare della comunità ebrea che era presente in Città, in quanto ne hanno
spesso sentito parlare, ma mai saputo qualcosa in più. Quindi mi sono messo a
scavare fra i miei libri antichi ed ho trovato qualcosa che potrebbe soddisfare
le richieste.
Le prime presenza di ebrei a Benevento
sono segnalate verso l’836, essi facevano parte del ceto mercantile.
Nel 1165 risiedevano a Benevento circa 200
famiglie e Nel 1198 dentro i quartieri occupati dagli ebrei vi erano tre chiese
parrocchiali che, alla propria denominazione, facevano seguire de Judeca, esse
erano San Nazario, Santo Spirito e San Gennaro. Gli ebrei avevano il controllo
della tintoria dei drappi locali ed il drappo beneventano era molto rinomato. I
documenti dei papi che regolano determinati aspetti della vita degli ebrei a
Benevento sono numerosi. Una delle 72 formelle della Porta maggiore del Duomo
della città, la Janua major, rappresenta un angelo che respira l’anima di Giuda
impiccato per portarla in Paradiso a conferma della tesi della salvezza del
traditore di Gesù. Nel XII secolo gli ebrei passarono, come tutta la città,
sotto il dominio della Curia romana alla quale pagavano gabelle per il diritto
di tingere e di vendere le stoffe. Gli Ebrei, protetti dai Pontefici e non
molestati dagli abitanti, anche se non ben visti, sentirono ben presto il
bisogno di unirsi in comunità e fissarsi in un luogo separato da altri, come
erano soliti fare; questo luogo era l’area tra Piano di Corte e via Bartolomeo
Camerario e nel vicolo di Santo Stefano c’era l’omonima Sinagoga, che nel
periodo della più feroce discriminazione fu chiamata Santo Stefano De Giudecca,
e più tardi de Neophitis ( cioè i convertiti al cattolicesimo). All’ inizio
facevano quasi tutti i tintori, in quando grandi esperti di tinte, con questo
genere di attività si posizionarono nella parte meridionale della Città, nell’
ambito della parrocchia di San Gregorio. L’industria della tintoria dei panni
si poneva come fondamentale, nel tessuto economico cittadino, infatti, i
beneventani, integravano, alle loro, le nuove competenze acquisite che
fruttavano successo e guadagno. A questa iniziale attività, gli Ebrei si
dedicarono anche alla produzione di funi e alla vendita di panni vecchi. Alcuni
di loro si dedicarono al commercio del grano e si stabilirono nei pressi di
piazza Dogana, dove confluiva tutta la produzione delle zone di Avellino,
Foggia e Campobasso.Essi per lo più abitarono in due quartieri: uno, come già
detto, da Porta Somma(Rocca dei Rettori) a piano di Corte, mentre l’altro nel
vico detto “della Madonnella (l’attuale via Pietro de Caro) dietro piazza
Orsini, nei pressi della Cattedrale. Gli Ebrei divennero ben presto
autosufficienti, infatti ogni abitazione aveva un giardino pensile, ancora oggi
vi sono le testimonianze, dove producevano frutta e ortaggi in modo da non
comprare dai produttori locali, in quanto, come già detto, non erano visti di
buon occhio, perché col passare del tempo erano diventati anche dei provetti
banchieri e prestavano soldi con interesse quasi da usurai.
Ebbero sicuramente anche
un loro cimitero,un luogo sacro, dove onorare i resti dei loro defunti secondo
tradizione. Esso si trovava fuori delle mura della Città, nella zona di Creta
Rossa, nei pressi della masseria Saberiana, di proprietà della famiglia
Zamparelli. Infatti, nel 1898, durante dei lavori di scavo, venne fuori una
lapide funeraria con la scritta in lingua ebraica che tradotta: “Nel secondo
giorno della settimana, nel primo mese di Scebat, morì messere Samuele, figlio
di M. Isacco, l’anno 4913 della creazione. Che la sua anima sia legata al
fascetto della vita! Amen (S) ela”. L’anno 4913 corrisponde al 1153 dell’era
volgare. Successivamente, altri ritrovamenti di reperti del genere,
convalidarono l’insediamento cimiteriale in quella zona, tesi avvalorata ancora
di più dalla presenza del ruscello, o fonte d’acqua, che era essenziale nei
pressi dei cimiteri ebraici, e la vicino infatti scorreva e scorre ancora oggi
il torrente San Nicola.
Di altri due insediamenti
Ebraici, si è rinvenuta traccia nella zona di Casale Maccabei e San Leucio del
Sannio, dove si riscontra il riferimento alla Judecca, luogo e strada che ne
conserva il nome e rimane ancora adesso nell’area abitata.
Vi fu un radicale cambiamento
dell’atteggiamento del papato verso gli ebrei con il Concilio di Trento. Nel
1555 Paolo IV emise un decreto contenente norme molto restrittive e
discriminanti nei loro confronti. Nel 1569 Pio V cacciò gli ebrei dallo Stato
pontificio ad eccezione di Roma e di Ancona. Nel 1617 i Consoli di Benevento
chiesero il ritorno in Città degli ebrei cacciati dal Papa. Ma del loro ritorno
non si trova traccia.
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