giovedì 17 settembre 2020

Gli Ebrei in Benevento

 


Molte persone del Blog mi chiedono di parlare della comunità ebrea che era presente in Città, in quanto ne hanno spesso sentito parlare, ma mai saputo qualcosa in più. Quindi mi sono messo a scavare fra i miei libri antichi ed ho trovato qualcosa che potrebbe soddisfare le richieste.

Le prime presenza di ebrei a Benevento sono segnalate verso l’836, essi facevano parte del ceto mercantile. 

  Nel 1165 risiedevano a Benevento circa 200 famiglie e Nel 1198 dentro i quartieri occupati dagli ebrei vi erano tre chiese parrocchiali che, alla propria denominazione, facevano seguire de Judeca, esse erano San Nazario, Santo Spirito e San Gennaro. Gli ebrei avevano il controllo della tintoria dei drappi locali ed il drappo beneventano era molto rinomato. I documenti dei papi che regolano determinati aspetti della vita degli ebrei a Benevento sono numerosi. Una delle 72 formelle della Porta maggiore del Duomo della città, la Janua major, rappresenta un angelo che respira l’anima di Giuda impiccato per portarla in Paradiso a conferma della tesi della salvezza del traditore di Gesù. Nel XII secolo gli ebrei passarono, come tutta la città, sotto il dominio della Curia romana alla quale pagavano gabelle per il diritto di tingere e di vendere le stoffe. Gli Ebrei, protetti dai Pontefici e non molestati dagli abitanti, anche se non ben visti, sentirono ben presto il bisogno di unirsi in comunità e fissarsi in un luogo separato da altri, come erano soliti fare; questo luogo era l’area tra Piano di Corte e via Bartolomeo Camerario e nel vicolo di Santo Stefano c’era l’omonima Sinagoga, che nel periodo della più feroce discriminazione fu chiamata Santo Stefano De Giudecca, e più tardi de Neophitis ( cioè i convertiti al cattolicesimo). All’ inizio facevano quasi tutti i tintori, in quando grandi esperti di tinte, con questo genere di attività si posizionarono nella parte meridionale della Città, nell’ ambito della parrocchia di San Gregorio. L’industria della tintoria dei panni si poneva come fondamentale, nel tessuto economico cittadino, infatti, i beneventani, integravano, alle loro, le nuove competenze acquisite che fruttavano successo e guadagno. A questa iniziale attività, gli Ebrei si dedicarono anche alla produzione di funi e alla vendita di panni vecchi. Alcuni di loro si dedicarono al commercio del grano e si stabilirono nei pressi di piazza Dogana, dove confluiva tutta la produzione delle zone di Avellino, Foggia e Campobasso.Essi per lo più abitarono in due quartieri: uno, come già detto, da Porta Somma(Rocca dei Rettori) a piano di Corte, mentre l’altro nel vico detto “della Madonnella (l’attuale via Pietro de Caro) dietro piazza Orsini, nei pressi della Cattedrale. Gli Ebrei divennero ben presto autosufficienti, infatti ogni abitazione aveva un giardino pensile, ancora oggi vi sono le testimonianze, dove producevano frutta e ortaggi in modo da non comprare dai produttori locali, in quanto, come già detto, non erano visti di buon occhio, perché col passare del tempo erano diventati anche dei provetti banchieri e prestavano soldi con interesse quasi da usurai.

  Ebbero sicuramente anche un loro cimitero,un luogo sacro, dove onorare i resti dei loro defunti secondo tradizione. Esso si trovava fuori delle mura della Città, nella zona di Creta Rossa, nei pressi della masseria Saberiana, di proprietà della famiglia Zamparelli. Infatti, nel 1898, durante dei lavori di scavo, venne fuori una lapide funeraria con la scritta in lingua ebraica che tradotta: “Nel secondo giorno della settimana, nel primo mese di Scebat, morì messere Samuele, figlio di M. Isacco, l’anno 4913 della creazione. Che la sua anima sia legata al fascetto della vita! Amen (S) ela”. L’anno 4913 corrisponde al 1153 dell’era volgare. Successivamente, altri ritrovamenti di reperti del genere, convalidarono l’insediamento cimiteriale in quella zona, tesi avvalorata ancora di più dalla presenza del ruscello, o fonte d’acqua, che era essenziale nei pressi dei cimiteri ebraici, e la vicino infatti scorreva e scorre ancora oggi il torrente San Nicola.

 Di altri due insediamenti Ebraici, si è rinvenuta traccia nella zona di Casale Maccabei e San Leucio del Sannio, dove si riscontra il riferimento alla Judecca, luogo e strada che ne conserva il nome e rimane ancora adesso nell’area abitata.

  Vi fu un radicale cambiamento dell’atteggiamento del papato verso gli ebrei con il Concilio di Trento. Nel 1555 Paolo IV emise un decreto contenente norme molto restrittive e discriminanti nei loro confronti. Nel 1569 Pio V cacciò gli ebrei dallo Stato pontificio ad eccezione di Roma e di Ancona. Nel 1617 i Consoli di Benevento chiesero il ritorno in Città degli ebrei cacciati dal Papa. Ma del loro ritorno non si trova traccia.

 

 

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