martedì 12 ottobre 2021

Ciccone

 

La figura più popolare di Benevento, dei primi quaranta anni del secolo scorso è stato certamente Ciccone: “Artista della Pernacchia”… era un filosofo del popolo, amico degli studenti e dei soldati. Era un omone che pesava molto più di un quintale.

Aveva un piccolo negozio nei pressi di piazza Roma, e amava dire che vendeva il caldo d’inverno e il freddo d’estate, perché vendeva le “Varole” (caldarroste) d’inverno e la neve d’estate. Bisogna chiarire il concetto di vendere la neve … quando Ciccone era giovane, non esistevano ancora il frigoriferi ed il ghiaccio industriale ancora non era stato inventato. Perciò si vendeva la neve che veniva raccolta d’inverno sulle montagne e conservata per mesi in grandi buche, coperte con foglie di quercia. Veniva poi estratta durante i mesi estivi e trasportata in Città in blocchi squadrati e accuratamente coperti. Così Ciccone, d’estate vendeva la neve  dell’inverno precedente che teneva coperta sotto sacchi di juta vuoti e all’occorrrenza, a seconda della richiesta dell’acquirente, ne tagliava per due o tre soldi.

Come ho accennato precedentemente, Ciccone, era un professore della pernacchia, ne aveva create di ogni tipo: dolce, amara, secca, stizzosa, lunga, cantata, lamentosa, tremolante, trionfale…

Gli studenti del vicino Liceo, che all’epoca era in piazza Giannone (oggi piazza Roma), venivano addestrati da lui a fare le pernacchie e alla fine del corso gli dava anche il voto ed erano orgogliosi quando il “Maestro” assegnava loro un bel “30 e lode”.

Quando vi era un cambio di governo o succedeva qualcosa di eclatante in Città, egli smorzava gli entusiasmi con una frase filosofica rimasta storica:”semp chell’è”… ancora oggi questa frase viene ripetuta ricordando la filosofia di Ciccone.

Era amico anche dei molti soldati che erano di stanza alla caserma Guidoni, i quali d’inverno prima di rientrare si fermavano da lui a comprare le “Varole”. Venivano richiamati dal suo invito:” scarfateve ‘e mmane e ‘o cor c’ ‘a varola cavere”. Ciccone scherzava con loro, comandava l’attenti e il dietro front, e li divertiva. Si legava a loro, li sentiva suoi figli. Quasi tutti quei ragazzi, finito l’addestramento partivano per il fronte e Ciccone nel salutarli ne soffriva moltissimo.

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