Il 23
novembre, ricorre l’ anniversario del terremoto in Irpinia, ma anche il nostro
Sannio fu duramente colpito.
Quel giorno
il 23 novembre era di domenica, ed era stata una giornata fredda, ma
soleggiata, era trascorsa in modo
tranquilla, come tutte le domeniche dei Beneventani, pranzo, partite
alla radio, più tardi qualcuno era uscito a fare qualche visita ai parenti, qualcuno
era andato al cinema, chi al Massimo, chi al San Marco e chi al Comunale … ma poiché era calata una fitta nebbia, la
maggior parte delle persone era rimasta in casa a vedere 90° minuto e dopo,
alle 19,00, tutti su Rai 2 per vedere un tempo di una partita di serie A, quel
giorno davano Juve- Inter.
Alle ore 19,34 un boato interminabile, simile ad un
esplosione, cambiò la vita di tutti noi.
La prima reazione fu di guardarsi
attoniti, senza comprendere bene cosa stesse accadendo, ma quando si prese
coscienza che era una forte scossa di terremoto, fummo presi tutti dal panico,
e tra mille difficoltà ci riversammo in strada, ma non fu facile per nessuno
soprattutto per le persone anziane che avevano anche problemi di deambulazione.
Quegli attimi sembrarono interminabili, si vedevano pareti che si avvicinavano
e poi si allontanavano, soprammobili che cadevano, lampadari che oscillavano …
tutto tremava e tutto sobbalzava. Dopo ben 90 secondi tutto ebbe fine,
ma nessuno di noi poteva immaginare che quello era invece l’inizio di lungo ed
interminabile calvario.
Intanto si assisteva a scene di panico:
chi urlava, chi imprecava, chi andava alla ricerca dei propri cari … la cosa
che mi è rimasta impressa è che ognuno ad alta voce voleva raccontare la
propria esperienza e di come l’aveva vissuta. La notte che seguì fu
interminabile: dormimmo, come tutti, in auto, nelle vicinanze delle proprie
abitazioni, nella 126 di mia madre , oltre a lei, stavamo mia nonna mia sorella
ed io. Mettemmo le auto tutte vicino in modo da sentirci più uniti, quella
catastrofe, in quel momento, aveva rafforzato il rapporto fra le persone. Tutti
si preoccupavano di tutti, le frase più frequente che tutt’ora affiorano
alla mia mente erano: “Serve una coperta?”, “ Volete qualcosa di caldo?”, “ Vi
accompagno io a casa se dovete prendere qualcosa”. Intanto iniziavano a
giungere le prime drammatiche notizie, si iniziava a parlare di morti e di paesi
dell’alta Irpinia completamente distrutti; il tutto contornato da uno sciame
sismico (centinaia di scosse di assestamento) che sarebbe durato giorni e
giorni. Io e la mia famiglia il giorno successivo rientrammo a casa, fortunatamente
i danni non furono così ingenti. Feci un giro per la mia Benevento e mi resi
conto della situazione, c’erano famiglie accampate da tutte le parti, un grande
punto di ritrovo lo avevano fatto dietro allo stadio Santa Colomba dove stavano
migliaia di persone che erano scappate da casa solo con i panni che avevano
addosso ed avevano bisogno di tutto. Danni ingenti ai fabbricati non ve ne
erano stati, eccetto il palazzo dove sta Verdino, sotto le scalette strette,
che aveva il tetto ed i cornicioni crollati.
Intanto le immagini dei TG mostravano un
disastro senza precedenti, di lì a poco il bilancio sarebbe stato drammatico: Terremoto
di magnitudo 6,9/7, pari al 10° grado della scala Mercalli, con epicentro la
Campania e la Basilicata. Causò circa 280.000 sfollati, circa 9.000 feriti e
2914 morti.
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