martedì 12 ottobre 2021

Gennarino Silvestri (Barbiere a domicilio)

 

Gennarino Silvestri ( Barbieri a domicilio)

Gennarino, una figura inconfondibile in una Città come la nostra nella quale da piazza Orsini al rione della Fravola, da piazza IV novembre al Duomo e fino alla zona del fiume Calore e più giù fino a piazza Bissolati, tutti più o meno si conoscevano, se non di nome almeno di vista. In questo ambiente di Città di provincia, con tutti i difetti e le virtù, i personaggi che si distinguevano dagli altri esseri normali non potevano essere ignorati. Essi costituivano il centro dell’attenzione, e se vivi venivano nominati, se defunti venivano ricordati come esempio.

Gennarino era un barbiere, e fra i barbieri della Città vi erano quelli che avevano bottega e quelli che lavoravano soltanto a domicilio e che erano forse i più numerosi. Perché dovete sapere, che nella vecchia Benevento vi era una classe di “clienti” di barbieri che disdegnava andare “a perdere tiempo int’u salone”, mentre altri si servivano volentieri di questo luogo, perché oltre a curare i capelli e la barba si intrattenevano a fare due chiacchiere con gli amici o con il proprietario che era sempre informatissimo su tutti gli avvenimenti del giorno. Nei saloni di periferia, invece, ci si ritrovava per suonare e cantare e, a volte, per creare nuove canzoni. Questi saloni erano sempre provvisti di una chitarra e di un mandolino a disposizione dei clienti pratici di questi strumenti. I barbieri che si recavano a domicilio, con gli attrezzi del mestiere, non lo facevano mai più tardi delle sette del mattino e naturalmente anche loro ragguagliavano il cliente degli ultimi avvenimenti locali o su quelli riportati sulla stampa. Uno di questi artigiani era il notissimo Gennarino Silvestri. Egli all’inizio era socio di un salone molto accorsato che aveva l’insegna “Salone Silvestri e Altieri” ed era posto nel palazzo Tibaldi di fronte alla Basilica di San Bartolomeo, ma preferiva prestare la sua opera in casa dei suoi affezionati clienti che erano in effetti tutti suoi amici.

Era un uomo di età indefinibile, con i capelli brizzolati, baffi a manubrio curatissimi e pizzo diviso a metà, brizzolati come i capelli. Era distintissimo nell’abbigliamento: d’estate giacca e calzoni scuri, calze e scarpe bianche, camicia azzurrina a righe e una cravatta sempre in tono. Mai una volta che avesse avuto la camicia aperta. Sotto il braccio una elegante borsetta nella quale conservava i “ferri del mestiere” ed aveva un incedere signorile come se avesse frequentato una scuola di comportamento, mentre in lui era tutto innato e quel comportamento gli veniva naturale. D’inverno sempre un cappotto a doppio petto blu sopra un vestito grigio con pantaloni a righe tipo diplomatico, scarpe nere con ghette grigie.

In seguito si mise in proprio con la sua attività e aprì un salone per il corso con l’insegna che diceva “Da Gennarino”  

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