Molti anni
fa, su viale San Lorenzo affioravano alcune colonne di granito grigio, che
fecero supporre il quel posto l’esistenza del Tempio di Iside (Iamalaio),
eretto invece nella zona monumentale dell’Arco di Traiano (come ci racconta in
suo libro Zazo). Il tempio fu costruito all’epoca di Domiziano, il quale inviò
due obelischi di granito rosso, di provenienza egizia, che ne adornavano la
facciata: furono eretti nell’ 89 da Lucillo Rufo in omaggio dell’imperatore.
Uno degli
Obelischi si trova ora in piazza Papiniano, dove fu collocato nel 1872, essendo
stato rimosso dalla primitiva sede accanto alla Cattedrale. L’altro è
conservato in tre pezzi nel Museo Provinciale.
E’ da
credere che il Bue Apis, sistemato a viale San Lorenzo, faccia parte di questo
complesso. Ma la provenienza della statua è molto strana, perché fu rinvenuta a
contrada Maccabei, dove rimase a lungo, finchè il Comune per dare lavoro agli
operai disoccupati, ne decise il trasporto in Città nel 1629. Gli operai ebbere
il lauto salario di un chilo di pane ed una cipolla. L’epigrafe che vi posero
scambia l’incarnazione di Osiride con il Toro Egemonico dei Sanniti antichi.
Nel Tempio erano collocate delle bellissime statue, ora al Museo Provinciale,
tra cui una cista mistica di porfido rosso.
La cista è un recipiente di forma
cilindrica e dotato di coperchio, in uso durante l’antichità per contenere
oggetti di toletta o di abbigliamento sia maschile che femminile.
Oltre che oggetto di vita quotidiana molto diffuso,
ricopriva anche una funzione rituale legata ai Culti Dionisiaci: era
chiamata cista mystica, e veniva utilizzata per contenere i
serpenti sacri da impiegare durante i riti per la divinità.
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